La televisione ha accompagnato i brand per decenni. È stata palcoscenico, megafono e punto di incontro — un mezzo capace di riunire milioni di persone davanti alla stessa storia. Quella forza non è scomparsa; si è semplicemente adattata al modo in cui consumiamo contenuti oggi: più flessibile, più digitale e più guidato dalla scelta personale che da orari fissi.
In questo contesto naturale di cambiamento è emersa la Connected TV (CTV), non come sostituta, ma come evoluzione. Una televisione che conserva l’impatto emotivo del formato audiovisivo, ma che incorpora qualcosa che finora apparteneva quasi esclusivamente al marketing digitale: la precisione.
La CTV permette di pianificare le audience con maggiore criterio, misurare ciò che prima rimaneva fuori fuoco e regolare le campagne in base al comportamento reale di chi si trova dall’altra parte dello schermo. Non rompe con la tradizione televisiva; la completa con strumenti che rendono l’investimento più efficiente e, soprattutto, più allineato con il resto dell’ecosistema media.
Questo post esplora proprio questo: come la televisione connessa stia integrando la logica del performance senza perdere l’essenza che l’ha sempre resa rilevante.
Un’evoluzione tranquilla, coerente e soprattutto ricca di opportunità per i brand che vogliono capire come costruire impatto nel 2025.
TAVOLA DEI CONTENUTI
Le 5 forze che hanno trasformato la CTV nella performance TV
La televisione connessa circola nel mercato pubblicitario da più di un decennio, ma solo negli ultimi tre anni è decollata come se stesse aspettando un’allineamento perfetto. Quell’allineamento è, in realtà, cinque forze strutturali che si sono incontrate nello stesso momento storico.
Analizzandole insieme si capisce perché il settore parla di Connected TV (CTV) non come innovazione, ma come reinterpretazione moderna della televisione.
Ecco queste cinque forze, spiegate senza fronzoli.
1. Il consumo audiovisivo è diventato davvero digitale
Per anni si è predetta la fine della TV lineare, ma non arrivava mai. Ora, il cambiamento non è più una tendenza: è un dato di fatto.
Le Smart TV sono diventate l’hub di intrattenimento della casa. Gli utenti non sintonizzano più i canali; aprono applicazioni. YouTube, Netflix, Prime Video, Twitch, Pluto TV… sono diventate le nuove reti generaliste.
La conseguenza è evidente: se il consumo migra verso l’ambiente digitale, la pubblicità diventa programmabile.
E quando la pubblicità è programmabile, smette di essere puro branding e si avvicina al performance.

2. La segmentazione non è più un lusso esclusivo del performance
La CTV ha ereditato — senza chiedere permesso — gli strumenti del marketing digitale.
Non parliamo più di “casalinghe”, “giovani 18-34” o “pubblico maschile”.
Ora la segmentazione si basa su segnali reali:
- Cronologia di visione
- Interessi espliciti
- Dati di intenzione d’acquisto
- Audience simili
- Geolocalizzazione granulare
- Dati first-party
- Comportamenti cross-device tra mobile, web e TV
La CTV introduce un livello di precisione che la televisione non ha mai avuto.
Ed è proprio questa precisione l’essenza del performance.
È la prima volta che puoi raggiungere un pubblico televisivo in base a ciò che fa — non a ciò che si presume sia.
3. La misurazione non è più un post-mortem (ora è un pannello di controllo vivo)
La TV lineare misurava l’impatto con sondaggi, panel ed estrapolazioni.
Un sistema degno del XX secolo, utile… finché non abbiamo smesso di consumare come nel XX secolo.
Nella CTV, ogni esposizione lascia una traccia. Ogni visualizzazione viene registrata. Ogni variazione può essere analizzata.
La misurazione diventa una fonte continua di segnali:
- View-through e completion rate
- Frequenza reale per utente
- Reach incrementale
- Aumento delle ricerche di brand
- Effetti sul traffico diretto
- Vendite incrementali (con MMM o modelli ibridi)

4. La creatività si adatta al contesto (e l’IA scala ciò che prima era impossibile)
L’idea di un unico “hero spot” da 30 secondi non è più in linea con il ritmo attuale. Il pubblico è frammentato, i consumi sono diversi e il linguaggio audiovisivo è più rapido, più modulare e più esigente.
La combinazione CTV + IA ha portato tre cambiamenti importanti:
a) Creatività adattata in tempo reale
Passiamo da un unico spot per tutti a centinaia di variazioni in base a:
– chi sta guardando
– da dove
– in quale momento
– con quale intenzione precedente
b) Valutazione automatica dell’impatto creativo
L’IA analizza quale versione trattiene meglio, quale genera più ricerche e quale aumenta l’intenzione.
c) Produzione scalabile
Ciò che prima richiedeva settimane di post-produzione ora si moltiplica e si adatta con modelli che ottimizzano colore, ritmo, sottotitoli, formati o durata.
La televisione, per la prima volta, permette una creatività dinamica. E questo avvicina il mezzo al performance.
5. La TV è entrata nell’ecosistema digitale (e ora è più potente che mai)
La CTV non vive più in un compartimento isolato. Fa parte della stessa catena di impatto di Meta, Google, TikTok, YouTube e le campagne programmatiche.
Ciò che accade in TV influenza gli altri canali:
- Branding → più ricerche
- Ricerche → più traffico e conversioni
- Esposizioni → più clic nella pubblicità digitale
- Visualizzazioni → maggiore probabilità di acquisto
La CTV non è un sostituto della TV tradizionale; è il ponte tra branding e performance.

Quali brand dovrebbero attivare la CTV ora?
- Retail → perfetto per stagionalità e cataloghi dinamici
- Moda → storytelling forte e brand lift garantito
- Educazione → segmentazione geolocalizzata
- CPG → reach massivo con controllo della frequenza
- Automotive → video premium + intenzione
- Travel → ispirazionale + incremento delle ricerche
L’emergere della CTV non è un cambio di formato, ma un cambio di mentalità.
Lo schermo grande non è più un monumento statico: è un ambiente vivo, guidato dai dati, ottimizzato dagli algoritmi e connesso al comportamento reale del consumatore.
Ciò che un tempo era riservato al branding è diventato uno degli spazi più interessanti per attivare crescita misurabile.
I brand che lo capiscono non pianificano più “televisione”: pianificano audience. Non cercano copertura astratta: cercano impatto con un intento. Non acquistano spazi: acquistano opportunità di influenza.